Se ti è capitato di vendere un oggetto e poi ti sei reso conto di averlo fatto pagare un prezzo inferiore rispetto al suo reale valore, devi sapere questo.
Qualora dovessi aver commesso l’errore di vendere un oggetto ad un prezzo inferiore rispetto al suo valore sul mercato, c’è qualcosa che devi sapere. A volte può trattarsi di una mossa ponderata, spinta da diverse ragioni, come una vendita più veloce, la volontà di sbarazzarsi in fretta di qualcosa o il bisogno di soldi nell’immediato.
Può anche accadere di vendere l’oggetto ad un amico o un familiare in difficoltà, dunque la valutazione di ciò che si sta vendendo è condizionata dal fattore emotivo. Ma cosa bisogna sapere qualora la vendita ad un prezzo più basso del dovuto non fosse una scelta consapevole, ma il risultato di un errore di valutazione?
Per ignoranza o per errore di valutazione, può capitare di “svendere” un cimelio che in realtà possiede un gran valore sul mercato. In un mondo fortemente condizionato dalla tecnologia e dalla compravendita online, appoggiandosi a piattaforme di vendita di oggetti secondhand che garantiscono affari in pochissimo tempo, è facile farsi trarre in inganno e stabilire prezzi inadeguati. In questo caso, si può annullare l’operazione?
La legge consente di annullare un contratto emesso per errore se sono presenti le seguenti condizioni: l’errore deve essere visibilmente riconoscibile, quindi l’acquirente lo ha volutamente ignorato, ingannando il venditore; l’errore deve essere essenziale, quindi intaccare una parte fondamentale del contratto (è il caso dell’acquisto di un oggetto pensando si tratti di altro o di qualcosa di illegale ignorando la sua illegalità). Dunque, si può procedere legalmente col far sanzionare chi ha acquistato per aver violato “l’obbligo di solidarietà” o chi ha venduto se l’atto di vendita era mirato ad ingannare o truffare l’acquirente.
Al contrario, l’errore di valutazione economica non rientra tra gli errori essenziali che consentono l’annullamento dello scambio commerciale. Il prezzo non riguarda l’oggetto in sé, ma la considerazione sbagliata che il proprietario ha fatto dell’oggetto messo in vendita. Si tratta di circostanze estranee al bene stesso, quindi non c’è nulla che si possa fare per rimediare.