Nuovo Olimpo, come nasce l’ultimo lavoro di Ferzan Özpetek. È il regista stesso che spiega la parte autobiografica del suo film
Tra i tanti nuovissimi titoli che Netflix ha lanciato e sta lanciando nel corso di novembre troviamo anche il lavoro, magistrale come sempre, di uno dei grandi registi dei nostri tempi: Ferzan Özpetek. Si chiama Nuovo Olimpo il suo ultimo lavoro arrivato questa volta tramite la piattaforma più famosa in assoluto e non tramite i cinema.
Un cambio di passo per il regista che dopo l’adattamento delle sue Fate Ignoranti a serie tv distribuito su Disney Plus si affida a Netflix per il racconto di una storia d’amore nella quale c’è molto di autobiografico. Lo ha raccontato proprio il regista spiegando come è nato il suo Nuovo Olimpo.
Come nasce Nuovo Olimpo? “Da un mio incontro dai lontani anni Settanta con una persona con la quale ci siamo visti tre giorni e poi ci siamo persi” queste le parole di Ferzan Özpetek che in un contributo realizzato per Netflix spiega la parte autobiografica che troviamo nel suo ultimo film. Un amore forte, immenso che si è spezzato ancora prima che potesse esplodere proprio come è successo tra Pietro ed Enea, i due protagonisti del suo ultimo lavoro.
Loro però, precisa il regista turco, si sono incontrati dopo moltissimi anni, lui, invece, quell’amore lo ha incontrato dopo quattro anni quando entrambi avevano al proprio fianco un’altra persona. Özpetek si è limitato ad un saluto veloce perché si sentiva di troppo, l’altra persona, invece, lo ha richiamato mentre andava via: “Mi ha detto ‘Ferzan’ e io ho detto sì, ti volevo dire che in tutti questi anni ti ho cercato sempre tra la folla”. Per il regista è stato un colpo al cuore, anche lui aveva fatto la stessa cosa ma non glielo disse.
“Mi sono allontanato e ho pensato di ritornare indietro e dare il mio numero di Roma, di Istanbul ma poi mi sono detto non lo faccio così rimane nella perfezione”. Queste le parole del regista che spiegano il senso di tutto il film: un sentimento forte che si spegne proprio nel momento in cui potrebbe riaccendersi. Perché? Per difenderlo e proteggerlo, lasciandolo perfetto così come è stato, anche se fugace, aggrappandosi dunque al ricordo senza alterarlo con quel che sarebbe potuto essere.