Non smette di essere sotto i riflettori Silvio Berlusconi anche dopo la sua scomparsa. Ma stavolta a farne le veci è sua figlia Marina che lo difende così.
Grande imprenditore, quattro volte ministro del Consiglio, proprietario di Fininvest e leader di Forza Italia Silvio Berlusconi vanta di tanti titoli nella sua lunga carriera. Ma come tutte le cose, anche in questo caso il Cavaliere ha conosciuto a sue spese il rovescio della medaglia. Con ben 36 processi a suo carico, Silvio Berlusconi ha avuto un rapporto molto ravvicinato con la giustizia tanto da essere riconosciuto tra i politici più garantisti (e accusati) del nostro Paese.
Di questi molteplici procedimenti giudiziari, quando è scomparso il 12 giugno di quest’anno ne aveva ancora quattro in corso mentre gli altri 32 si sono conclusi spesso con un “perché il fatto non sussiste”. Ma una delle vicende giudiziarie che più lo ha visto coinvolto è quella delle stragi di mafia avvenute tra il 1993-1994, in cui è stato accusato di avere un ruolo come mandante. Dopo anni a battersi per la sua estraneità ed innocenza sui fatti, così come la negazione di un eventuale ruolo nella trattativa Stato-mafia, stavolta Berlusconi non può più farlo. A parlare al suo posto ci ha pensato la figlia maggiore Marina, che sul Giornale è intervenuta nel dibattito sulla giustizia.
La verità di Marina Berlusconi sul Cavaliere: ecco cosa ha detto
In questi giorni il governo Meloni è alle prese con l’importante riforma della giustizia. Dalla dipartita di Berlusconi oltre un mese fa, il ministro della giustizia Carlo Nordio ha voluto “dedicare” le riforme al leader di Forza Italia per il suo impegno garantista e per tutto l’accanimento giudiziario ricevuto nel corso degli anni. Anche se Marina Berlusconi parla più propriamente di “persecuzione” di cui il padre sarebbe stato vittima da parte dei pm. E’ proprio in occasione di questo tributo e della diatriba che si sta scatenando nell’esecutivo sulla giustizia che la presidente di Mondadori ha voluto dire la sua.
Marina comincia il suo discorso sottolineando come la sua sia più una testimonianza e una denuncia come figlia di Berlusconi che un intervento in un dibattito. In particolare specifica come la Procura di Firenze, che ha aperto l’inchiesta sulle stragi del ‘93-’94, “ha aspettato giusto un mese dalla sua scomparsa per riprendere imperterrita la caccia a Berlusconi, con l’accusa più delirante, quella di mafiosità. Mentre nel Paese il conflitto tra magistratura e politica è più vivo e violento che mai”. Infatti, per la presidente di Fininvest, il continuo riferimento a suo padre come mandante delle stragi è un sintomo di come questo “contenga molte delle patologie e delle aberrazioni da cui la nostra giustizia è afflitta”. Il perno principale del suo intervento sulle pagine del Giornale converge però nel rapporto tra magistratura, politica e stampa tv.
Marina Berlusconi parla di un “fine pena mai” non soltanto a livello giuridico ma soprattutto mediatico, in cui i magistrati e in generale la stampa non smettono di scrivere anche dopo la sua scomparsa come Berlusconi sia stato invischiato nei rapporti con Cosa Nostra e del suo ruolo come mandante delle stragi. In particolare, da quando viene deliberato il famoso avviso di garanzia, il circo giuridico-mediatico parte alla ribalta condannando già l’imputato alla gogna. Nel caso di Silvio Berlusconi, la figlia non ha dubbi che non sia terminato certo con lui questo atteggiamento accusatorio e ricordando, inoltre, il ruolo che il padre ha avuto contro la criminalità di certo non nei termini descritti dai giornali.
A conclusione del suo intervento, dunque, la presidente di Mondadori e Fininvest invita a non mollare la presa sulla riforma giustizia e a non arrendersi. Come ha fatto suo padre Silvio fino alla fine dei suoi giorni.