La voce può trasmettere impressioni sociali differenti in base alla tonalità, come il successo lavorativo e le intenzioni amorose
Le dinamiche sociali moderne sono in continua evoluzione, e con esse muta anche l’universo delle relazioni interpersonali. Grazie a studi sempre più aggiornati, però, la scienza ci viene in supporto e ci suggerisce opportunità di lettura della realtà sempre più adeguate. Dopotutto l’unico modo per poter capire appieno come queste evoluzioni avvengono e da cosa dipendono è quello dell’osservazione e della rilevazione scientifica.
Tuttavia a volte può capitare che lo studio di dinamiche comuni possa dare risultati sorprendenti. Ad esempio in una società dove la comunicazione per eccellenza è quella visiva, che si basa sull’esposizione di sé e della propria immagine, avviene che uno studio può dare una chiave di lettura sottovalutata. È la voce, infatti, a svolgere un ruolo determinante nelle relazioni sociali. Vediamo perché.
Il tono vocale ha sempre giocato un ruolo strategico nei rapporti umani e nelle impressioni che si possono avere di una persona. Per stereotipo, una voce bassa e calda ha sempre ispirato sensazioni opposte a quelle scaturite da una voce acuta e stridula. Ciò che però finora sono sempre state delle mere impressioni soggettive, adesso sono corroborate da uno studio scientifico vero e proprio, che analizza e chiarisce il tutto.
Il professor David Puts, antropologo della Penn State University, ha condotto uno studio che fatto luce su quale sia la percezione individuale dovuta a differenti toni vocali, ampliando tale percezione agli aspetti culturali, sociali e globali. Lo studio ha effettivamente evidenziato come la voce non sia un semplice strumento per trasmettere informazioni verbali, bensì una vera e propria carta di riconoscimento dell’individuo stesso.
Il campione su cui il professor Puts ha condotto il suo studio è numeroso ed eterogeneo, formato da oltre 3000 persone di 22 diverse nazionalità. Attraverso una metodologia innovativa, il professor Puts ha adoperato registrazioni vocali minuziosamente selezionate. In queste clip audio voci femminili e maschili di diversa tonalità pronunciavano la stessa frase. Gli uomini e le donne dovevano poi esprimere il proprio parere a riguardo.
Gli uomini del campione dovevano indicare quale voce maschile pensavano appartenesse alla persona più affermata socialmente e quale pensavano avrebbe vinto in un confronto fisico. Dovevano poi indicare quale voce femminile risultasse attraente per una relazione breve e per un rapporto stabile. Alle donne del campione era chiesta la stessa cosa, ma delle voci femminili dovevano indicare quale ritenessero più attraente e quale invece sembrasse più flirtante.
Ciò che è emerso dallo studio dell’antropologo della Penn State University è che l’intuizione secondo la quale la tonalità vocale può condizionare la percezione sociale delle persone è vera. Ad esempio i toni bassi sono stati associati a uomini dallo status sociale elevato. Inoltre, una voce bassa risulta più impattante in ambiti sociali più violenti e dove la mobilità relazione, cioè la propensione a intessere interazioni con estranei, è più elevata.
Ciò è dovuto al fatto che alle origini dell’umanità l’uomo doveva interagire con individui concorrenti ed estranei, e la voce bassa aiutava a gestire con successo l’interazione. Secondo Puts, invece, la voce femminile è poco funzionale ad approcci violenti o per gestire rapporti in cui è necessaria la minacciosità. Difatti la voce delle donne è risultata essere più indirizzata all’attrazione del partner.
In tale ambito, sia donne che uomini hanno indicato le voci basse più attraenti per delle relazioni a lungo termine. Le voci femminili più acute, invece, davano un risultato diverso: agli uomini ispiravano avventure a breve termine, e alle donne ispiravano flirt. Lo studio del Prof. Puts permette di vedere sotto una luce nuova la funzione della voce nelle interazioni sociali, permettendo una maggiore consapevolezza a riguardo.