La scelta d’amore di una donna che lascia la figlia appena nata nella culla della vita con un biglietto pieno dei suoi sentimenti materni.
C’è tanto dolore ma anche tanto amore in una storia drammatica ma intrisa di senso materno. Una donna non può occuparsi della sua bambina e la lascia in quella grande invenzione che è la culla della vita.
È successo a Bergamo, ma sono tante le città in cui sono presenti quelle strutture chiamate “culle della vita”. Sono annesse agli ospedali, funzionano in modo semplice e sicuro.
Accolgono bambini che per situazioni dolorose e gravi non possono stare con le loro mamme, le quali però scelgono di separarsene affidandoli a chi può prendersene cura nella speranza di garantirgli un futuro migliore.
Si suona un campanello, si apre una piccola saracinesca e all’interno si trova una culla, in un ambiente protetto e confortevole dove riporre il bambino neonato.
Poi la saracinesca si chiude e automaticamente si attiva un sensore che avverte il reparto e subito le infermiere accorrono a prendere il piccolo che viene così affidato prima alle cure dell’ospedale e poi si avvia l’iter dei servizi sociali che si occuperanno di trovargli una famiglia adottiva.
Funziona così questo sistema ideato per dare la possibilità alle donne che per i più vari motivi non possono tenere con sè il loro bambino di lasciarlo ad altri.
Si tratta davvero di una scelta d’amore propria di una madre, che è colei che dà la vita, nel senso che la genera fisicamente e la trasmette spiritualmente.
Nella storia di questa anonima mamma e della sua bambina che ha trovato accoglienza all’ospedale Papa Giovanni XIII di Bergamo, ci sono i suoi sentimenti espressi in un biglietto che sarà conservato e in un futuro la piccola potrà leggere e percepire l’amore di sua madre.
Nel biglietto, scritto a penna in stampatello, è indicato che la bambina, che i sanitari hanno poi chiamato Noemi, era nata da poche ore, nella mattina del giorno stesso.
“A casa solo io e lei (come in questi 9 mesi)” scrive la mamma raccontando di fatto di una grande solitudine vissuta. “Non posso, ma le auguro tutto il bene e la felicità del mondo. Vi affido un pezzo importante della mia vita, che sicuramente non dimenticherò mai“: sono queste le parole da cui trasuda dolore e amore di questa mamma che compie una scelta così forte.
Solitudine, difficoltà estreme che non le consentono di prendersi cura di una figlia che evidentemente ama con tutto il cuore, che sceglie di dare alla luce, di preservare, tutelare e a cui garantire sicurezza e protezione.
Certamente il coraggio di una donna che ha agito per quello che letteralmente il coraggio è: l’agire del cuore, quello materno che si carica anche di un grande dolore per il bene dell’altro.
Le gioie di una neomamma, in una situazione certamente più felice, che la donna di Bergamo non può vivere, sono invece quelle che sta vivendo in questo periodo Aurora Ramazzotti con il suo piccolo Cesare.