Luciana Littizzetto, lettera d’addio alla Rai in occasione della chiusura di Che Tempo Che Fa: “Spero ci ritroveremo in un’Italia diversa”
Luciana Littizzetto, ancora una volta, ha dimostrato di essere una donna dotata di una intelligenza incredibile e coraggio, non solo quella simpatia che l’ha sempre contraddistinta dalle sue colleghe.
Come ben sappiamo, negli ultimi tempi è arrivata la voce della fine di una era: stiamo parlando della cancellazione di uno dei programmi più amati della Rai, ovvero ‘Che Tempo Che Fa’. Una notizia che ha sconvolto davvero tantissimo i telespettatori, che la domenica sera erano abituati a mettersi davanti alla televisione per guardare lo show condotto da Fabio Fazio e la sua fedele spalla Luciana Littizzetto.
Luciana Littizzetto, lettera d’addio alla Rai: una frecciatina?
Dopo che i telespettatori hanno accolto con stupore questa notizia terribile, domenica sera sono stati costretti a mettersi davanti alla televisione per assistere alla fine di questa era che ci ha accompagnato per moltissimi anni.
Ad aprire la puntata è stata proprio Luciana, che è entrata in studio con un carrellino che ha usato per portarsi via una poltrona. Alla fine del suo intervento, ha deciso di leggere una delle sue famose lettere, con la differenza che questa volta sarebbe stata l’ultima.
“Cara Rai, sei partita con un canale e ora nei hai più di Venezia, non hai più le annunciatrici e nemmeno la Annunziata. Eccoci arrivati alla fine della nostra relazione. È finita, non abbiamo superato la crisi del settimo governo” ha cominciato così Luciana, lasciando intuire subito che direzione avrebbe preso questa lettera. “Che peccato andare via proprio adesso che in guardiola hanno imparato a scrivere il mio cognome. Quando sono arrivata Don Matteo non era nemmeno in seminario“.
Una frecciatina a Matteo Salvini che non è passata inosservata e, nel caso potessero esserci dei fraintendimenti, ha deciso di aggiungere un altro messaggio nella conclusione della sua lettera: “Cara Rai, magari ci ritroveremo, spero in un’Italia diversa in cui la libertà sia preservata e dove il dissenso sia sempre leale. Un’Italia dove chi fa il ministro non abbia paura di chi fa il saltimbanco. Non dimenticare che il servizio pubblico è di tutti, di chi la pensa come chi governa, di chi la pensa all’opposto“.