L’attore Sylvester Stallone, nel suo nuovo documentario, che ripercorre la sua vita, ricorda il dolore provato alla morte del figlio Sage.
Uscito da qualche settimana, il documentario “Sly”, diffuso sulla piattaforma Netflix, racconta l’intera vita e la carriera del grande attore Sylvester Stallone. Racconta anche dell’immenso dolore provato alla scomparsa del figlio Sage, deceduto 13 luglio 2012 per un arresto cardiaco. Sage aveva soltanto 36 anni, e in carriera aveva preso parte ad alcune pellicole minori.
Nell’intervista, Stallone ammette di sentirsi ancora in colpa per la sua morte, perché è sempre stato lontano da lui, trascurandolo, mettendo al primo posto la sua carriera. “Sfortunatamente, metti sempre al primo posto queste cose e non la famiglia”, dichiara nel documentario. Dopo un lungo periodo di crisi, i due si erano riavvicinati, ma non c’è stato tempo per concretizzare il rapporto.
La tragica morte di Sage, il figlio di Sylvester Stallone: l’attore e il dolore che non va mai via
Nel documentario di Netflix, “Sly”, Sylvester ammette che ancora oggi, a distanza di anni, si sente in colpa per aver trascurato suo figlio. Afferma di aver trascorso anni lontano da casa, e con lui, negli ultimi tempi, i rapporti erano diventati molto freddi. Dopo aver girato il sesto capitolo della saga di Rocky, il personaggio che, insieme a quello di Rambo, lo ha reso immortale, “Rocky Balboa”, nel 2006, aveva tentato un riavvicinamento.
Un riavvicinamento lento che non ha fatto in tempo a compiersi, per via della prematura scomparsa del ragazzo. “È stata dura, era una situazione orribile. Uno spera di superare il trauma, di guarire, ma la realtà è altra. Occorre fare un passo indietro e ricominciare a vivere, altrimenti si entra in una spirale senza fine”, aveva dichiarato l’attore, qualche mese dopo la morte di Sage.
I rimpianti di Sly per la scomparsa di Sage
Nato dal matrimonio con la ex moglie Sasha Czack, Sage ha preso parte ad alcune pellicole di scarso successo. Il suo esordio era avvenuto nel quinto capitolo di “Rocky”, in compagnia con suo padre, probabilmente il film meno riuscito della saga, per poi recitare in “Daylight – Trappola nel tunnel”, sempre al fianco di suo padre.
Avrebbe dovuto prendere parte al cast di “Rocky Balboa”, interpretando proprio il figlio del pugile. Tuttavia, la parte era andata all’attore Milo Ventimiglia, perché Sage non voleva recitare con il padre, per via dei ricorrenti litigi. Come conferma Sylvester, il rapporto tra i due è sempre stato altalenante, Sage ha nutrito sempre una specie di rancore, e tendeva a isolarsi, e Sly, nel documentario, ha il cuore colmo di rimpianti per non aver potuto fare nulla.