La pratica del suicidio assistito sembra ormai sdoganata. Ad aprire la pista lo scorso anno ci ha pensato Federico, oggi Gloria: l’addio della donna.
“La vita è bella, ma solo se siamo liberi. E io lo sono stata fino alla fine. Grazie”. Questo è il messaggio che Gloria, nome di fantasia, ha lasciato prima di morire il 23 luglio alle ore 10.25 grazie alla pratica del suicidio assistito. A dare la notizia è stata l’Associazione Luca Coscioni che da anni combatte per rendere legale sia l’eutanasia che il suicidio assistito. All’età di 78 anni, malata oncologica, Gloria ha detto addio al marito e alla famiglia potendo rimanere a casa sua in Veneto.
Gloria, infatti, aveva pensato di andare in Svizzera, luogo più vicino al nostro Paese dove poter effettuare il suicidio medicalmente assistito. Ma la scoperta di poterlo fare in Italia le ha permesso di scegliere. Sebbene questo sia ancora un tema molto spinoso in Italia, negli ultimi anni la musica sta cambiando. Secondo la sentenza 242/19 della Consulta un soggetto può avvalersi di questa pratica se rispetta dei requisiti principali, quali l’essere “capace di prendere decisioni libere e consapevoli” e l’essere affetto da una patologia irreversibile “fonte di sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili”. Gloria rispondeva a tutti questi punti e così ha potuto avvalersi di questo strumento. Vediamo la sua storia.
La storia di Gloria e il suicidio assistito: il caso storico
La storia medica di Gloria verso il suicidio assistito comincia nel novembre 2022, quando ha fatto richiesta all’azienda sanitaria di riferimento per verificare se il suo caso rientrasse nella possibilità di ricevere il suicidio assistito. Si è arrivati allo scorso marzo, quando l’azienda sanitaria regionale del Veneto e il Comitato Etico hanno preso in considerazione la sua richiesta, accettandola. Ancora altri mesi dopo, fino ad arrivare a maggio, Gloria ha ottenuto anche il via libera al farmaco per procedere al suicidio medicalmente assistito. Ad affiancare la donna in questa battaglia c’era l’Associazione Luca Coscioni, rappresentata dal tesoriere Marco Cappato, dall’avvocata Filomena Gallo e dal dottor Marco Riccio, il quale ha assistito Gloria nel suo ultimo viaggio.
Dopo il caso di Federico Carboni, l’uomo tetraplegico di 44 anni originario delle Marche che ha praticato il suicidio assistito nel giugno 2022, Gloria è la seconda persona in Italia ad aver non solo fatto richiesta e ottenuto questa procedura, ma ad averla portata a termine. Anche un suo corregionale affetto da distrofia muscolare, Stefano Gheller, ha fatto richiesta lo scorso anno ottenendo il responso favorevole dell’azienda sanitaria e del Comitato Etico. Ma, nel caso di Gheller, non è ancora avvenuto in quanto l’uomo si è avvalso della libertà di poter scegliere lui quando. Aumentano dunque non solo le richieste ma la possibilità di portare avanti la pratica del fine vita.
“La legge regionale Liberi Subito appena depositata aiuterà questa regione a fornire in tempi brevi risposte e piena assistenza a chi effettua, in determinate condizioni di salute e piena assistenza di cura, scelte precise di fine vita”. Queste sono le dichiarazioni rilasciate dai membri dell’Associazione Luca Coscioni che hanno seguito il caso di Gloria e che continuano a battersi per la libertà del suicidio assistito. Le parole fanno riferimento alla Regione Veneto, in quanto ha il primato di aver raggiunto, e depositato al Consiglio regionale, il numero di firme necessarie per la proposta di legge sul suicidio assistito. E’ palpabile la soddisfazione per il risultato raggiunto, partendo così in ottica positiva per i prossimi risultati nelle altre Regioni dove le firme per la proposta di legge continuano a girare. In particolare in Sardegna, Puglia e Marche è già stata depositata, allargando così il numero delle possibilità in Italia.
Ricordiamo infatti che molti italiani nel corso degli anni sono dovuti andare in Svizzera per ottenere questo risultato. Uno dei casi più mediatici e eclatanti fu quello di Dj Fabo, all’anagrafe Fabiano Antoniani, che scelse di morire con il suicidio assistito nel 2017 in una clinica svizzera dopo essere rimasto tetraplegico a seguito di un incidente stradale.