Le luci dei riflettori ad Hollywood non si spengono mai, ma stavolta le ombre sembrano avvolgere il mondo del cinema: ecco cosa sta accadendo.
La scritta sulla collina più famosa del mondo esprime solo un centesimo di tutto ciò che Hollywood rappresenta nel mondo dello spettacolo. Culla del settore cinematografico e televisivo, il luogo sito a Los Angeles, negli Stati Uniti, non smette mai di essere al centro delle notizie più importanti dello showbiz. Sede della premiazioni degli Oscar e dei più importanti eventi mondani, questa volta è rimbalzato agli onori delle cronache per un motivo molto diverso. Un evento a cui non si assisteva da ben 63 anni.
Era il lontano 1960 quando gli sceneggiatori e gli attori di Hollywood avevano indetto insieme uno sciopero che aveva coinvolto tutto il settore. La storia, si sa, tende a ripetersi e lo stesso sta accadendo in queste ore in cui Hollywood si prepara ad un’altra grande mobilitazione con il conseguente stop delle attività. Il sindacato degli attori e degli sceneggiatori, Sag-Aftra, ha fatto sapere con un comunicato che dal 14 luglio sono pronti ad incrociare le braccia a seguito della contrattazione non andata a buon fine con gli studios. Il mare agitato che ha travolto l’industria dello spettacolo negli ultimi mesi si sta così trasformando in una tempesta che sembra non vedere una tregua in tempi brevi. Ma vediamo quali sono i motivi dietro questa protesta.
Perché stanno scioperando ad Hollywood? La paralisi del settore
Uno sciopero congiunto di attori e sceneggiatori non si vedeva da decenni, eppure questa volta sembra che i 160 mila iscritti al sindacato degli attori non abbiano avuto molta scelta. La protesta nei confronti dell’industria cinematografica e televisiva ha un motivo ben radicato ed è da vedersi nell’avvento della tecnologia artificiale e dello streaming. Questi, infatti, sarebbero i due protagonisti della diatriba che sta sconvolgendo il mondo dello spettacolo. Nello specifico il sindacato tiene a specificare che la trattativa con l’Alliance of Motion Picture and Television Producers (Amptp) che va avanti da oltre un mese, non ha dato i frutti sperati. L’associazione rappresenta tutti le principali aziende produttrici di contenuti streaming come Amazon, Netflix, Disney, Paramount, Sony e Warner Bros Discovery, le quali non sembrano essere state molto collaborative.
Sempre secondo la nota resa pubblica dal sindacato Sag-Aftra dall’inizio della trattativa sul compenso degli attori lo scorso 7 giugno, gli studi di produzione non hanno formulato un accordo adeguato. Di conseguenza, il sindacato ha scelto di intraprendere la strada più drastica per proteggere la loro categoria. Come specifica il comunicato “negli ultimi dieci anni, il nostro compenso è stato gravemente eroso dall’ascesa dello streaming”. Ma ci sarebbe di più. Anche l’intelligenza artificiale sembrerebbe rappresentare un nemico per gli attori e gli sceneggiatori, in quanto gli artisti “meritano un contratto che li tuteli dallo sfruttamento del proprio volto e talento senza consenso e retribuzione”. Un messaggio duro, ma molto chiaro.
L’accusa dunque è quella di non prestare abbastanza rispetto sia per i lavoratori che per i cambiamenti che l’industria cinematografica, televisiva ed in generale economica sta attraversando negli ultimi periodi. Se la tecnologia avanza, tutto il resto dovrebbe andare di pari passo seguendo la scia del momento per non far rimanere indietro nessuno. Ma questo punto di vista sembra non essere stato condiviso dagli studios che, dal canto loro, subito dopo la nota del sindacato non hanno tardato nella risposta puntando il dito con la Sag-Aftra colpevole di aver abbandonato la vertenza. “È stata una scelta del sindacato, non nostra. Ha respinto la nostra offerta di un aumento storico dello stipendio minimo e dei diritti d’autore, tetti molto più alti ai contributi pensionistici e sanitari e una protezione rivoluzionaria dall’intelligenza artificiale”, afferma l’Amptp. Ma dove sarà la verità? Come sempre nel mezzo, anche se stavolta la risposta è nel prossimo sciopero che si prepara all’orizzonte.
Ciò che è certo, è che il ping-pong di responsabilità tra l’associazione e il sindacato non promette bene per il futuro dell’industria dello spettacolo e dell’economia del settore.