È il primo anno senza Sinisa Mihailovic, e la moglie, Arianna Rapaccioni cerca di farsi forza guidata dal suo esempio.
La prima estate senza l’uomo della sua vita, con un dolore presente e camuffato, che Arianna Rapaccioni affronta con grinta sfoderando un bellissimo sorriso.
Sinisa Mihailovic è morto lo scorso dicembre dopo anni di sofferenza per una leucemia che pensava di aver sconfitto, ma che ha avuto l’ultima parola.
Lei, la donna che ha trascorso con lui la maggior parte della sua vita, sua moglie Arianna, rimane la testimone più stretta della grandezza di un uomo.
Insieme hanno avuto 5 figli, ormai grandi, tra cui la figlia Virginia, da poco sposa felice. Quella di Sinisa e Arianna stata una storia d’amore iniziata da giovani che è durata oltre 30 anni e certamente proseguirà, seppure in un’altra forma, perchè la morte non spegne l’amore.
Per la prima volta dalla scomparsa di suo marito, Arianna è tornata nella casa a Porto Cervo in Sardegna in cui insieme trascorrevano le vacanze estive.
Da dove viene la forza per andare avanti
“Immaginavo di vederlo la sera nel nostro patio” ha dichiarato la signora Mihailovic. Il dolore per una perdita così grande è inevitabile, la mancanza è tanto forte, ma lei, Arianna, ha deciso di mettercela tutta e di reagire positivamente.
Il loro rapporto era strettissimo, erano abituati a programmare le cose insieme, “aprire la casa senza di lui non è stato facile” confessa, però la decisione di andare avanti nel migliore dei modi c’è.
“Insieme ai miei figli ci siamo imposti di ripartire, perché lui avrebbe voluto questo, ma mi manca come l’aria” sono le sue parole.
Aprire la porta della casa che hanno condiviso nei maggiori momenti di spensieratezza e trovare i vestiti e gli oggetti di lui è stato molto duro: “ mi sono fermata, come se avessi ricevuto uno schiaffo” ha detto Arianna.
La sua reazione di celare il dolore e affrontarlo con tutta l’energia di cui era capace ha suscitato anche le critiche e i giudizi negativi di qualcuno che ha sottovalutato la sua sofferenza.
Giudicare dal di fuori è molto facile, ma certamente errato. “C’è chi mi ha giudicato perché vestivo in un certo modo: ma la gente non ha camminato con le mie scarpe” ha raccontato, “giudicatemi pure, non me ne frega niente” conclude.
In tutti questi mesi dalla morte del marito Arianna ha sempre cercato di mantenere il sorriso, di non esternare troppo il dolore che la attanagliava, proprio per non venirne sopraffatta, per ridimensionarlo e così poter continuare a vivere.
La forza di combattere, di non arrendersi dice di averla imparata proprio dal suo Sinisa. Solo una settimana prima di morire ha percorso 10 chilometri di corsa, un modello di comportamento che le fa da faro e guida.
“Ho indossato l’armatura” dichiara con la volontà di rendergli omaggio anche così, vivendo nel miglior modo possibile anche per amor suo.