Utili e a volte indispensabili, i messaggi vocali sono croce e delizia della messaggistica istantanea. Ma sapete che generano ansia?
Pratici e semplici i messaggi vocali sono passati in pochissimo tempo dall’essere l’ultima frontiera della messaggistica istantanea al modo più semplice e veloce per comunicare. Secondo gli ultimi dati rilasciati da Meta, ogni giorno si inviano qualcosa come 200 milioni di messaggi vocali. Un utilizzo quotidiano che è diventato croce e delizia di questa forma di comunicazione.
Amati da molti, temuti e odiati da altri, i messaggi vocali secondo gli esperti sarebbero quantomeno da limitare perché sono una delle forme peggiori di comunicazione che, tra l’altro, farebbero anche male.
I messaggi vocali generatori di ansia
Certo registrare un audio è molto più semplice che usare la tastiera e scrivere il messaggio, soprattutto se stiamo facendo altro, pensiamo magari a quando siamo per strada e abbiamo necessità di rispondere ma dobbiamo anche prestare attenzione. Eppure proprio i messaggi vocali sarebbero a detta degli esperti davvero deleteri.
Non solo si tratta di una delle peggiori forme di comunicazione, ma genera anche ansia. Ebbene sì, spesso a quanto pare fin troppo spesso, chi riceve un messaggio vocale è colto da improvvisi sensazioni di ansia. I motivi scatenanti possono essere diversi in realtà; e vanno dall’insofferenza personale verso questi messaggi, tanto più se molto lunghi, fino al disagio nel non poterli ascoltare perché impegnati sul luogo di lavoro o perché in un luogo pubblico.
Insomma se il messaggio vocale arriva in un momento sbagliato, e per chi lo invia è quasi impossibile sapere che lo sia, si crea in chi lo riceve una forma di disagio più o meno forte. Anche per questo il Whashington Post ha stilato una netiquette che bisognerebbe conoscere e seguire quando si mandano questa tipologia di messaggi.
La netiquette degli audio, istruzioni per l’uso
La netiquette è quel termine coniato una decina di anni fa e che nasce dalla fusione dei termini network ed etiquette e sta appunto ad indicare la buona educazione che si dovrebbe avere e seguire quando si sta su internet. Un manuale d’uso che si è fatto sempre più necessario negli ultimi anni con il sopravvento sui social network degli haters e quindi anche sulla necessita di rispondere o meno alle provocazioni.
Stando ai risultati degli esperti e all’ansia generata dai messaggi vocali, il Post ne ha quindi stilato una specifica proprio per Whatsapp e questa tipologia di comunicazione. “Ti mando un vocale di 10 minuti soltanto per dirti che…” cantavano i Thegiornalisti, ecco meglio dimenticare gli sproloqui così lunghi. Se avete tanto da dire meglio fare più audio ma che siano brevi -del resto l’uso prolungano del telefono vicino zone così delicate anche sconsigliato, quindi meglio prendere la palla al balzo.
È bene valutare la situazione; se si decide di mandare un vocale è bene pensare all’eventualità che chi lo riceve è impegnato e non potrà ascoltarlo subito. Quindi meglio non avere fretta. E allo stesso modo è indispensabile valutare se sia il caso di mandare un audio o scrivere un messaggio di testo.
Infine, impariamo a riconoscere i segnali; questo vuol dire che se ad un messaggio vocale otteniamo in risposta un audio vuol dire che chi lo riceve non vorrebbe doversi mettere lì ad ascoltarli.