Dopo la pandemia il telelavoro è diventato quasi una costante. Tra pro e contro, uno studio analizza quanto inficia sulla nostra salute e il risultato non è molto rassicurante.
Il 2020 può essere segnalato come l’anno spartiacque che ha delimitato un prima e un dopo l’epidemia Covid 19 che ha colpito tutto il globo. Nonostante sembra che il peggio sia passato e le misure di sicurezza anti-Coronavirus siano passate da un pezzo, gli strascichi sulle nostre abitudini e sulla nostra routine quotidiana si fanno ancora sentire. E il lavoro ne è la prova.
Introdotto dalla necessità del lockdown, il periodo di isolamento che ci ha costretti a rimanere a casa come misura di prevenzione, lo smart working è ormai entrato a far parte della vita di tutti i giorni in molte realtà professionali. Molte aziende hanno deciso, infatti, di adottare un piano di lavoro che prevede periodi di presenza fisica in sede lavorativa alternati a ore in cui poter usufruire dello smart working. Esperti e studiosi si sono affrettati subito ad esaminare da vicino questo fenomeno e il risultato emerso dall’ultima indagine non è per nulla confortante.
Gli effetti del telelavoro sulla nostra salute: le foto impressionanti
Nei giorni scorsi il quotidiano inglese DailyMail ha pubblicato un recente modello in 3D sviluppato dall’azienda Furniture at work, la quale come indica la parola stessa si occupa della produzione di forniture di strumenti di lavoro come le sedie ergonomiche e postazioni professionali. Questa rappresentazione grafica tridimensionale è stata realizzata sulla base di uno studio condotto dall’Università di Leeds che ha rilevato la mancata compensazione di una postazione lavorativa nel proprio ambiente domestico.
Secondo l’Università, infatti, il non avere un apposito spazio per lavorare a casa può compromettere la nostra salute con effetti fisici abbastanza gravi come gobba, occhi gonfi e scuri e mani simili ad artigli da qui a 70 anni, ovvero come potremmo essere nel 2100. “Anna mostra molti effetti fisici a causa dell’uso corrente della tecnologia, dell’esposizione allo schermo e di una postura scorretta, oltre a evidenziare potenziali problemi di salute mentale”, spiega l’azienda scozzese. Anna è il nome del modello 3D che riproduce visivamente gli effetti inquietanti dello smart working prolungato, ma l’azienda tiene a precisare che altri effetti non visibili come quelli sulla salute mentali non sono da sottovalutare.
Anna è così rappresentata con la schiena curva, con artigli al posto delle mani a causa del continuo essere piegata sul mouse e sulla tastiera e gli occhi gonfi per il molto tempo passato davanti allo schermo. Inoltre, in un’altra immagine viene riprodotta china sul letto a lavorare e sovrappeso, causato dalle troppe ore passate sedute o in una posizione sbagliata senza curarsi di effettuare un’adeguata pausa o di sgranchire le gambe. Infatti, anche l’ansia o la gestione del proprio tempo libero che potrebbe essere dedicato all’attività fisica viene limitato e non gestito correttamente.
Sebbene possano sembrare un’esagerazione, questa riproduzione in 3D allerta i lavoratori che effettuano smart working in maniera costante ad avere più cura della propria salute, sia cercando di ricavare un’adeguata postazione lavorativa con forniture adatte sia non trascurando l’attività fisica e l’aria aperta, un vero toccasana che può fare la differenza.